23 settembre 2013

Anche la libertà è un optional

di Svamp

E' di questi giorni la notizia che il governo australiano, da tempo in prima linea nella lotta dura contro il tabagismo, intenderebbe incoraggiare l'uso della sigaretta elettronica allo scopo di stroncare definitivamente il pernicioso vizio. 

Un provvedimento, questo, che sembra in controtendenza rispetto alle campagne denigratorie che in molti paesi, soprattutto l'Italia, hanno visto sciorinare dati di ogni tipo, scientifici e pseudo tali,  mescolati ad arte e suscettibili di ogni interpretazione. 

Quindi sembrerebbe opportuno rallegrarsi dell'iniziativa: a qualcuno alla fine viene in mente che la sigaretta elettronica sia un buon palliativo, un'alternativa molto meno cruenta, utile alla cura di una dipendenza che costa annualmente milioni di vite. 

Tuttavia un ragionamento si impone. Siamo ormai abituati da tempo alle crociate di ogni tipo verso quello che assumiamo: contro i grassi, contro gli zuccheri, contro le bevande gassate o quelle contenenti sostanze che danno dipendenza, come thè o caffè. Questo o quello fanno male, spesso lo si scopre di botto e partono i servizi allarmistici. 

Gli animali sono soggetti a malattie che si trasmettono all'uomo, allora smettiamo di mangiare pollo, manzo, maiale, oppure si trovano sostanze nocive in qualche alimento che immediatamente è escluso dalle diete, per non parlare delle coltivazioni transgeniche che attentano perfino alle sicurezze dei vegetariani. 

La ricerca della purezza, del corpo incontaminato, magari sempre giovane e bello, fa parte di un mito umano.  Nella realtà quotidiana siamo sommersi di sostanze nocive e tornare alle caverne poco servirebbe dato che nel neolitico, epoca senza inquinamento, l'età media era di 25 anni. 

Ma la paura della nostra stessa civiltà e il desiderio di una perduta (o mai esistita) età dell'oro fanno sì che il mito funzioni sempre. 

Accanto a una stampa sensazionalista che fa leva sugli istinti umani meno controllabili, soprattutto la paura, l'aggressività, l'invidia, la competizione, si nota sempre di più la presenza di un ruolo paterno e tutelare da parte degli stati. Riesumando antiche attitudini, tanto care alle dittature lo stato si interessa della salute fisica dei suoi cittadini, vietando tutto ciò che sembra nocivo. 

E' recente la perduta battaglia contro le bevande gassate che negli States non è passata e quella contro le bevande alcoliche che in Turchia è invece passata causando la prima scintilla di una rivolta che poi si è focalizzata su Gezi Park. 

Lo stato vuole difenderci, preservando la nostra purezza, come il babbo geloso delle fiabe che rinchiude la figlia fanciulla in una torre da dove il primo avventuroso senz'altro la rapirà. Lo stato, o almeno alcuni stati, vorrebbe cittadini belli sani giovani forti; in alternativa lo stato, o almeno alcuni stati, si accontenta di averli brutti cattivi e viziosi ma tassati per punirli di non essere all'altezza. 

Insomma o protetti o puniti, secondo un sistema fatto di buoni sentimenti e di cattiva coscienza, il tutto condito da retorica e da ben (o mal) congegnate campagne stampa. "Qualsiasi sciocchezza ripetuta tre volte si trasforma in una verità" sentenziava Goebbels quando era ministro di Hitler. 

Questa intuizione si è trasformata nei successivi regimi democratici in pubblicità e informazione, campagna elettorale e politica, inchiesta e crociata. Non importa che sia vero o no, qualsiasi cosa può essere sostenuta. 

Ma torniamo alla realtà e alla sigaretta elettronica. Ha ragione o no il governo australiano a pensare che la e-cig sia un'alternativa alla sigaretta e a volerla incoraggiare? Probabilmente sì. Ma non è questo l'importante. 

Ciò che conta è che uno stato (qualsiasi stato) abbraccia una verità (qualsiasi verità) e la impone ai propri cittadini. E, anche se ha ragione, il sistema è dubbio. Sappiamo ormai che il tardo capitalismo è alla frutta e che il potere economico si sta radunando in poche mani, come in una specie di neo-feudalesimo. 

Non ci illudiamo certo di poter contrastare tendenze planetarie. Ma almeno possiamo tentare di mantenere vigile e attiva la nostra consapevolezza che, sola, può risparmiarci di  cadere nel raggiro. Molte sono le cose che fanno male e noi le immettiamo nel nostro fragile corpo. Non si può evitarlo neanche tornando alle caverne. Possiamo solo essere selettivi e cercare con il nostro comportamento di evitare guai peggiori. 

Forse il governo australiano ha ragione; il nostro che tassa la soluzione del problema è invece stupido e cattivo. Ma sia il nostro che quello australiano seguono la stessa procedura mentale, quello di una verità, vera o presunta, che cala dall'altro cercando di togliere a noi il disturbo di pensare. Allora no, grazie. 

Dite quello che volete, che è bianco, che è nero e forse domani direte tutto il contrario. Ma io voglio avere la libertà di scegliere, e di sbagliare, per conto mio. La libertà della persona non è un optional.


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